MEDIATECA DI TOYO ITO A SENDAI
La Mediateca di Sendai, a nord di Tokio- Giappone, è stata progettata da Toyo Ito e realizzata nel periodo 1998/2000 su una area di 3.948 mq. per una superficie coperta di mq. 2.844 ed una superficie totale di 21.583 mq. Essa rappresenta l’edificio di punta dell’architetto giapponese e l’emblema di un secolo che si chiude e di uno nuovo che si apre.
L’edificio si trova al centro della scacchiera urbana su uno dei viali alberati principali e nella zona dove sono ubicati altri importanti edifici pubblici.
Il progetto è costituito da una scatola di vetro quadrata delle dimensioni di 50x50x37, suddivisa in sette piani di diversa altezza e con spessore di solaio ridotto per l’utilizzo del sistema costruttivo a sandwich, costituito da un doppio strato di acciaio con interposte travi strutturali. L’involucro trasparente consente di rilevare tutte le componenti strutturali dell’edificio mantenendo però l’aspetto di un volume unitario con la funzione di contenitore tecnologico dove si sviluppano diverse funzioni.
Lo schema strutturale riprende le forme casuali della natura attravverso un sistema di tubolari metallici saldati insieme, che formano 13 cilindri costruttivi e che si sviluppano dal piano terra alla copertura, forando i piani quasi naturalmente. La struttura si eleva verso l’alto compiendo diverse torsioni e deformazioni senza un ordine preciso come gli elementi in natura. Questi pilastri rappresentano il nodo strutturale di tutto l’edificio simboleggiando la solidità e l’immobilità dello stesso. Inoltre questi . elementi verticali fungono da separatori verticali tra i vari ambienti che si distinguono ai vari livelli e da contenitori dei flussi luminosi, del calore, dell’umidità, dei dati delle reti informative e dei collegamenti di mobilità verticale.
“La mia immagine iniziale per un progetto attualmente in costruzione (la Mediateca di Sendai) era una scena acquatica. Un cubo trasparente, situato in pieno centro della città, si affaccia su un viale fiancheggiato da grandi cedri bellissimi e s’innalza per sette piani da una pianta quadrata con lati di cinquanta metri. Sette solai sottili sono retti da tredici strutture tubolari. Ogni elemento è un tubo irregolare e non geometrico e assomiglia alla radice di un albero che cresce in spessore verso l’alto.[…] Nel margine accanto ai miei primi schizzi degli elementi tubolari avevo scritto: Colonne come alghe. Avevo immaginato dei tubi morbidi che ondeggiavano lentamente sott’acqua, dei tubi di gomma riempiti di fluidi.”
L’edificio oltre alla mediateca vera e propria – dotata di un’infinita serie di dispositivi all’avanguardia per accedere a un esteso patrimonio digitalizzato – ospita: una biblioteca tradizionale, una biblioteca per bambini, un cinema, diverse postazioni di navigazione Internet e due grandi spazi espositivi.
Nella rivista Domus, mazo 2001, lo stesso Toyo Ito commenta la sua opera andando al dilà delle tipologie standard di edificio pubblico offrendo un nuovo modo diintendere l’architettura a servizio del cittadino.”È ormai sceso il sipario sull’epoca in cui Museo, Biblioteca e Teatro – in quanto specifiche tipologie architettoniche – potevano celebrare orgogliosamente il proprio ruolo di punti di riferimento culturali. I dipinti appesi alle pareti e i libri stampati su carta non occupano più una posizione di totale privilegio. I media elettronici li hanno trasformati in oggetti che si misurano per il loro valore relativo e non più come assoluti. In futuro, quadri, libri e film saranno considerati al pari dei media elettronici, quali i compact disc o i videotape, senza discriminazioni gerarchiche. La gente userà gli uni e gli altri in modo complementare: di più, la possibilità di fruire dei dipinti e dei libri attraverso i media elettronici finirà per distruggere la forma tradizionale del museo e della biblioteca.Queste strutture saranno fuse in un unico e solo tipo di edificio. Verranno tutti ricostruiti in una forma nuova – la mediateca – la quale sarà come un emporio aperto fino a tardi con tutti i tipi di media esposti gli uni insieme agli altri. Questa nuova forma di edificio di uso pubblico non sarà una presenza simbolica o virtuale, isolata al margine di una piazza deserta, staccata dalla vita della città: dovrà essere invece situata in prossimità di una stazione ferroviaria, per esempio, e restare aperta fino a mezzanotte, sette giorni su sette, pronta a servire il pubblico in ogni momento della vita quotidiana. Fin dall’antichità l’architettura è servita come mezzo per consentire all’uomo di adattarsi all’ambiente naturale: oggi è un prolungamento della pelle non solo rispetto al mondo della natura, ma anche a quello artificiale della città, dove l’architettura agisce come “abito” per i media. Quando è avvolto in quell’abito meccanico che si chiama automobile, l’uomo fa l’esperienza dell’espansione del proprio corpo fisico. E parimenti si può dire che chi indossa un abito “mediatico” faccia l’esperienza dell’espansione del cervello. L’architettura come abito mediatico può essere definita un cervello “esteriorizzato”.
L’interno è stato curato e progettato da diversi design di fama mondiale che hanno caratterizato i singoli piani in relazione alla funzione ed all’uso specifico. La bibloteca è posta al sesto livello ed è completamente costituita da un involucro esterno trasparente che regala la vista sulla città con un integrazione tra esterno ed interno totale.
Gli altri spazi, pur essendo dotati di pareti trasparenti hanno elementi di oscuramento opacizzanti che filtrano e dosano la luce immessa.